Centrale unica di committenza: Rapporto Itaca per i piccoli comuni

Nella seduta del 10 aprile 2013 della Commissione infrastrutture, mobilità e governo del territorio della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ...

24/04/2013
Nella seduta del 10 aprile 2013 della Commissione infrastrutture, mobilità e governo del territorio della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome è stato presentato il Primo Rapporto sull'attuazione dei nuovi obblighi riguardanti "Le centrali di committenza per gli appalti dei piccoli comuni".
Ricordiamo che i nuovi obblighi nascono dall'art. 23, 4° comma, decreto-legge 6 dicembre 2011 n. 201 convertito dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214 ha aggiunto all'art. 33 del Dlgs. n. 163/2006 il comma 3 bis, con cui "I Comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti ricadenti nel territorio di ciascuna Provincia affidano obbligatoriamente ad un'unica centrale di committenza l'acquisizione di lavori, servizi e forniture nell'ambito delle unioni dei comuni, di cui all'art. 32 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267, ove esistenti, ovvero costituendo un apposito accordo consortile tra i comuni medesimi e avvalendosi dei competenti uffici" e precisamo che i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti non possono più bandire gare già dal 31.3.2013.

Il citato rapporto è stato predisposto nell'ambito del b> Appalti Piccoli Comuni coordinato da Regione Umbria, in collaborazione con la Direzione Generale per la regolazione e i contratti pubblici del MIT.
Nel corso del 2012, ITACA ha, infatti, realizzato un'ampia ricerca per verificare lo stato di attuazione del nuovo sistema di aggregazione degli appalti introdotto con l'art. 33, comma 3-bis del D.Lgs. 163/2006.
I dati elaborati all'interno del Rapporto, censiti con la collaborazione degli Osservatori regionali sui contratti pubblici e del Servizio Contratti Pubblici (SCP) del MIT, fotografano lo stato di attuazione delle centrali di committenza. Il questionario è stato compilato da circa 1.200 comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti e che rappresentano il 70% circa degli 8.092 comuni italiani.

Dall'analisi dei dati elaborati, risulta che più dell’80% delle amministrazioni sotto i 5.000 abitanti non si sono ancora attivate per la costituzione delle previste centrali di committenza costituite nell’ambito delle unioni dei comuni per la gestione associata dell’acquisizione di lavori, servizi e forniture, o tramite apposito accordo consortile.
Si è creata, così, una situazione che rischia di determinare un ulteriore elemento di incertezza e di blocco degli investimenti locali e le difficoltà nell'attuazione della Centrale unica di Committenza stanno provocando notevoli disagi alle imprese operanti nei territori dei piccoli Comuni che amministrano il 54% del territorio nazionale.
E' per questo che sia Anci che Ance hanno chiesto all'esecutivo ed al Parlamento di adottare un provvedimento urgente per differire l'obbligo della Centrale unica di Committenza almeno al 31 dicembre 2013.

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